Henry Cartier Bresson nasce a Chanteloup nel 1908, da una ricca ed influente famiglia francese. Trascorre gran parte della sua giovinezza immerso nell’atmosfera bohemien di Parigi. Da giovane provo’ ad intraprendere la carriera di pittore, fu  allievo del pittore Andre’ Lothe .

Negli anni ‘20  fu molto vicino al movimento surrealista da cui mutuo’ l’interpretazione dei dettagli disseminati nella vita quotidiana. In una delle sue piu’ celebri frasi afferma : “La fotografia può fissare l’eternità in un istante”.

Fu proprio la frustrazione per gli scarsi risultati come pittore a fargli scoprire la fotografia durante un periodo di convalescenza a Parigi, ed a fargli scegliere una Leica 35 mm come strumento espressivo. Le foto surrealiste scattate durante i suoi viaggi in Messico ed in Europa fra il 1932 ed il 1935 lo resero famoso come art-photographer a New York.

Al suo ritorno in Francia, nel 1937, inizio’ a dedicarsi al fotogiornalismo dopo un periodo di apprendistato come regista presso Jean Renoir.

Durante la seconda guerra mondiale entra a far parte della resisitenza francese. Catturato dai nazisti,  riusci’ a scappare ed arrivare in tempo per documentare la liberazione di Parigi nel 1944.

Nel 1947 e’ tra i fondatori della storica agenzia Magnum, nel ‘53 pubblica  “Il momento decisivo”, considerato una vera e propria “Bibbia” per tutti i fotografi di reportage. Fu attivo come fotogiornalista fino alla fine deglia anni ‘70.

Henry Cartier- Bresson  e’ probabilmente il fotografo piu’ influente del ‘900, tanto da essersi guadagnato il soprannome di  “occhio del secolo”. Anche se questa affermazione puo’ essere difficile da dimostrare, in pochi negheranno che le sue fotografie in bianco e nero, la sua estetica del “momento decisivo”,  siano stai il modello predominante di tutto il secolo scorso, e probabilmente anche di questo.

Anche se al giorno d’oggi Cartier Bresson e’ principalmente riconosciuto come fotogiornalista e ritrattista, lui ha sempre sempre considerato la fotografia come una forma d’arte, un’estensione della pittura. Usava la sua Leica come un “ album da disegno meccanico”, e si dimostro’ subito in grado di ritagliare immagini dalla vita quotidiana con una precisone ed un tempismo ineguagliabili , ma soprattutto andando immediatamente al cuore del problema.

ine deglia anni ‘70.

Il Fotografo

Henry Cartier- Bresson  e’ probabilmente il fotografo piu’ influente del ‘900, tanto da essersi guadagnato il soprannome di  “occhio del secolo”. Anche se questa affermazione puo’ essere difficile da dimostrare, in pochi negheranno che le sue fotografie in bianco e nero, la sua estetica del “momento decisivo”,  siano stai il modello predominante di tutto il secolo scorso, e probabilmente anche di questo.

Anche se al giorno d’oggi Cartier Bresson e’ principalmente riconosciuto come fotogiornalista e ritrattista, lui ha sempre sempre considerato la fotografia come una forma d’arte, un’estensione della pittura. Usava la sua Leica come un “ album da disegno meccanico”, e si dimostro’ subito in grado di ritagliare immagini dalla vita quotidiana con una precisone ed un tempismo ineguagliabili , ma soprattutto andando immediatamente al cuore del problema.

Dopo i primi anni, segnati dall’ influenza del Surrealismo, negli anni ’30 maturo’ una coscienza politica e sociale, che lo porto’ ad impegnarsi nel fotogiornalismo, un settore che successivamente nobilito’ fondando l’agenzia fotografica Magnum e pubblicando  “Il momento decisivo”. Molti sostengono che elevo’ il fotogiornalismo, fino a quel momento poco considerato, al livello di vera e propria arte.

Il suo approccio prevedeva di allineare “ testa, occhio e cuore”, e di scattare piu’ fotografie possibili,  finche’ dalla massa non ne emerge una in cui tutti gli elementi sono disposti perfettamente e sono capaci di simbolizzare un evento, una persona o un luogo. Questa filosofia, che ricorda quella de “ Lo Zen e il tiro con l’arco”, ha ispirato migliaia di fotografi, professionisti ed amatoriali.

ROMANIA. In a train. 1975.
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Di Jakko

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